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Poesia di Dato Magradze: Lettera all’UNESCO

Dato Maghradze

 

Lettera all’UNESCO

 

 

Scriverò una bella lettera all’UNESCO,

sebbene la mestizia colmi la mente,

continuo ancora a sperare

che l’onore sarà salvo.

Non servono ricerche d’archivio,

la qualità rimossa è ben visibile:

l’ambizione è svanita in Occidente,

ma l’onore si deve salvare.

Il desiderio mi esorta a far risorgere

le rovine dalle ceneri

e già i media annunciano i termini del bando.

Né Wright1 né Bramante si risentiranno

se l’autore del progetto sarà il Creatore.

Suonerò l’allarme da un campanile abbandonato,

con una campana priva di corde, la sua lingua autentica.

Tento di esprimere in una parola

perché il poeta

disdegni la democrazia:

laddove è il numero ad aver ragione,

non si riconosce il diritto del singolo;

che viaggi in Bugatti o indossi sandali romani,

la democrazia crede nel primato dei numeri.

La tragedia del Golgota si rinnova senza sosta.

Alle esibizioni aeree del falco, salute!

Gesù perderà sempre le elezioni

e Gerusalemme le vincerà sempre.

La natia Betlemme è lontana.

Perché non appaia lungo il cammino ai pastori,

il Preludio in si bemolle maggiore di Bach

custodisce in note la parola “Gloria!”

Svelando l’inconoscibile, leviga l’anima

l’Aria di Goldberg2,

modello del mondo…

Quella sera le dita del fanciullo

per il conte insonne sfiorarono il clavicembalo3,

se la causa era davvero l’insonnia del conte,

la lingua della musica seppe accarezzare il cuscino…

La fotografia ha ispirato l’impressionismo,

il calcolo dei secondi ha accompagnato il barocco.

Se la religione dell’arte esige l’ascesi,

il tavolo consumato dalla penna parla…

Lo specchio di Van Eyck4, ripreso da Velázquez5,

Manet l’ha appeso nel “Bar delle Folies Bergère”6.

Che eco si sente!… si adegua alla distanza.

Scorgiamo il grandioso chiaroscuro di Caravaggio,

allorché Coppola circonda con lo sfarzo della luce

il buio nella stanza del Padrino.

Cercando di abituarmi all’eco,

voglio trovare il motivo

per piantare a Venezia questa poesia

come una briccola levigata,

segnale di pericolo permanente.

Offrono il posteriore per il progresso

e se poi, dati i tempi, riceveranno un grant

sarà perché l’avo di Pilato,

un nuovo Meleto di Atene7,

abbia il diritto di insultare Socrate;

abbia il diritto di non darti il diritto

di vivere la vita con onore sino alla fine.

L’epoca sta affogando nel pantano

e al galeone impedisce di spiegare le vele.

Se ben capisco, non è quella

la verità che propalano,

le loro grandi idee nascono in ristoranti

e non in un parlamento eletto dal popolo.

Per sfuggire al verdetto del finito,

il poeta cerca di trovare

la parola,

“Intenzione ± ali…” per sopravvivere,

perché la vita vinca

la diagnosi di morte.

“Intenzione ± ali…” se sopravvive alla tempesta,

forse sopravvivrà l’onore,

e se si bagnerà di vino un pezzo di pane,

e di sangue

e di parola

il calice si riempie,

affinché

la lacrima muti questo cadavere in un corpo…

muti queste semplici parole in poesia…

muti, magari, questo Paese in una Patria…

Qui entra il coro e proferisce una sola parola:

Amen!

 

 

 

Traduzione di LUIGI MAGAROTTO e GAGA SHURGAIA

 

 


1 Il riferimento è a Frank Lloyd Wright (1867-1959), architetto statunitense, tra i più importanti del Novecento (NdT).

2 Riferimento ad un’aria con trenta variazioni per clavicembalo, dette “Variazioni Goldberg” (BWV 988), composte da Johann Sebastian Bach fra il 1741 e il 1745 e dedicate al suo allievo Johann Gottlieb Theophilus Goldberg (1727- 1756), compositore, clavicembalista e organista tedesco, a quel tempo maestro di cappella presso il conte von Brühl a Dresda (NdT).

3 Allusione alla storia della composizione delle Variazioni, come narrata in una prima biografia di Bach da Johann Nikolaus Forkel (1749-1818): «[Per quest’opera] dobbiamo ringraziare l’istigazione del conte Kaiserling, ex ambasciatore russo presso la corte del duca di Sassonia, che si fermava spesso a Lipsia e portava con sé […] Goldberg, per fargli impartire insegnamento musicale da Bach. Il conte era spesso malato e passava notti insonni. In questi momenti, Goldberg, che viveva nella sua casa, doveva passare la notte in un’anticamera, per suonare per lui durante l’insonnia […]. Una volta il conte disse, in presenza di Bach, che gli sarebbe piaciuto avere per Goldberg alcuni componimenti per clavicembalo, che avrebbero dovuto avere un carattere così scorrevole e un po’ vivace da rallegrarlo nelle sue notti insonni» (J. N. FORKEL, Johann Sebastian Bach: his life, art, and work, tr. from the German with notes and appendices by CH. S. TERRY, London: Constable and Company LTD, 1920 p. 119; NdT).

4 Il riferimento è al Ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore fiammingo Jan van Eyck (1390 ca. –1441), realizzato nel 1434 e conservato nella National Gallery di Londra (NdT).

5 Riferimento al Las Meninas del pittore andaluso Diego Velázquez (1599-1660), realizzato probabilmente nel 1656 e conservato nel Museo del Prado (NdT).

6 Il riferimento è al Un bar aux Folies Bergère del pittore parigino Édouard Manet (1832-1883), realizzato tra il 1881 e il 1882, e conservato alla Courtauld Gallery di Londra. Folies Bergère è uno storico music-hall di Parigi situato in rue Richer 32. Nato con il nome di Folies Trévise, fu un locale di successo durante la Belle époque, dove si svolgevano spettacoli di varietà, operette, canzoni popolari e balletti (NdT).

7 Il riferimento è a Meleto (425 – dopo il 399), un accusatore di Socrate al processo nel 399 a.C. Com’è noto, il filosofo fu condannato a morte, benché l’orazione accusatoria fosse un fallimento (NdT).

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